lunedì 4 marzo 2019

Siamo più poveri per colpa dell’Euro?

Nei giorni scorsi in varie trasmissioni tv, telegiornali e giornali si è parlato molto di uno “studio” (1) che afferma di aver stimato l’impatto che ha avuto l’Euro sul PIL pro capite di diversi Paesi membri dell’Eurozona…

Lo “studio” ha attirato l’attenzione dei media perché le conclusioni sono che l’Euro avrebbe fortemente penalizzato l’Italia e la Francia ed avrebbe sostanzialmente avvantaggiato la Germania…

Queste conclusioni sono state commentate e smentite da molti (2, 3), qui sotto tento di riassumere i punti chiave:
  • lo “studio” parte dicendo che i primi 20 anni dell’Euro non sono stati adeguatamente festeggiati perché l’Eurozona è in crisi, non c’è evidenza empirica di chi abbia perso o guadagnato dall'introduzione della moneta unica e l’Euro è più controverso che mai
  • non si citano mai i benefici derivanti dall’Euro (uno su tutti i bassi tassi di interesse sul debito) ma si evidenzia più volte che il principale svantaggio è stata la perdita di poter svalutare la propria valuta, pratica (non priva di controindicazioni, prossimamente tornerò su questo punto) che è stata usata in passato dall'Italia per recuperare competitività sul mercato internazionale
  • lo “studio” afferma di rispondere alla domanda “quanto sarebbe il PIL pro capite se il Paese in esame non avesse introdotto l’Euro?” ma non fa nulla di più che prendere il trend di crescita del PIL di un certo Paese ed un omologo trend costruito con una media ponderata (che dovrebbe imitare il comportamento del Paese sotto esame) di Paesi extra-UE, li normalizza ad una certa data e li paragona, facendo finta che negli ultimi decenni l’unica cosa che distingua tale Paese dal resto del mondo sia l’introduzione dell’Euro
  • al di là della mia brutale semplificazione, la significatività dei risultati è realmente molto limitata, infatti il metodo statistico adottato, che normalmente è usato in ambito di microeconomia per l'analisi comparata di singoli eventi su piccola scala, si dimostra poco robusto in un ambito macroeconomico, tanto che per alcuni Paesi (e.g.: Germania) a seconda dei parametri iniziali che si scelgono si ottengono risultati opposti (4)!
  • una cosa diversa accade per l’Italia, sembra che a prescindere dai parametri iniziali si ottenga sempre una “penalizzazione”…ma questo, da un punto di vista di metodologia scientifica, non significa affatto concludere che “l’Euro abbia fatto male all’Italia”, al massimo significa che l’Italia, da un paio di decenni a questa parte ed a prescindere dal Paese con cui la si confronta, cresce poco a nulla!
  • grande scoperta mi direte voi, ne abbiamo parlato estensivamente più volte (5)…peraltro lo stesso “studio” afferma che, diversamente da quanto fatto in Spagna*, la perdita di competitività dell’Italia non sia stata curata con le riforme strutturali che servivano!

In conclusione, ci sono nuove evidenze per cui l’adozione dell’Euro sia la causa principale del declino italiano? NO! La realtà è più complessa e le cause sono antiche e molteplici (6)

Decenni di errori non si lavano con un colpo di spugna e non si risolvono con trucchetti magici…chi millanta di avere la soluzione facile e veloce vi sta mentendo!

* ne approfitto per togliere questo sassolino dalla scarpa…tutti i sovranisti appena possono insultano la Germania perché dicono che sia quella più avvantaggiata dall’Euro e blablabla, ma quelli che negli ultimi 10 anni (post-crisi) ci stanno veramente asfaltando sono gli spagnoli!


tl;dr:

La scorsa settimana ha fatto molto scalpore uno “studio” secondo il quale l’adozione dell’Euro avrebbe fortemente penalizzato l’Italia (e la Francia) a vantaggio della Germania…

Diversi economisti hanno criticato lo “studio” ed i contenuti espressi, evidenziando che il problema vero non stia tanto nel metodo utilizzato (che comunque presenta delle falle che ne inficiano il risultato) quanto nella conclusione che si vuole affermare…

Il vero problema dell’Italia non è infatti da cercarsi in un unico capro espiatorio, in questo caso l’Euro, al quale urlare in faccia “è colpa tua se non cresciamo!”

Finché continueremo a non fare un po’ di sana autocritica, cercando di correggere gli errori che noi stessi, per primi, abbiamo commesso e continuiamo a perpetrare, non ne usciremo mai più!

L’Italia ha delle enormi potenzialità ed è svilente che invece di impegnarsi per costruire un nuovo futuro, si sprechi del tempo alla ricerca di trucchetti magici e facili scappatoie…

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