lunedì 19 settembre 2022

Appello ai ragionevoli

L’appello che segue, diviso in sezioni per agevolarne la lettura, è conseguenza della caduta del governo Draghi, innescata e portata a termine da forze politiche (M5S, FI e Lega) che, date le tempistiche scelte per far venir meno la propria fiducia all’esecutivo stesso, fatico a non definire scriteriate e criminali. 

Difesa di Draghi 

Posto che Mario Draghi ha bisogno di tutto meno che una difesa del sottoscritto, dopo tanti mesi passati a leggere e ascoltare le cose più assurde, io per primo riconosco che ci siano tante cose che gli vadano giustamente criticate, tra cui:

  • l’aver assecondato troppo le follie dei partiti nel periodo autunno/inizio inverno scorsi, che hanno avuto conseguenze nella scorsa legge di bilancio, tra cui (i) non aver altamente riformato il “Superbonus” a scapito delle altre forme di agevolazioni, con le note conseguenze (1, 2), e (ii) una riforma fiscale sicuramente interessante ma assolutamente non rivoluzionaria (3); 
  • la scarsa attenzione a certe tematiche legate alla democrazia digitale (45, 6); 
  • la gestione approssimativa e pasticciata del reparto scolastico, con i soliti problemi di impostazione e comunicazione sui concorsi per nuovi docenti, sul reclutamento dei supplenti e sull’obbligo delle mascherine in aula. 

Ma, allo stesso tempo, sento la necessità di sfogarmi e ricordare che:  

  • Draghi non è diventato Presidente del Consiglio per caso, ma è stato chiamato a inizio 2021 dal Presidente della Repubblica Mattarella perché la classe politica italiana non riusciva più a mascherare i suoi fallimenti di fronte alla crisi sanitaria più grave da un secolo a questa parte. 
  • Con l’insediamento di Draghi non è certamente cambiata la composizione del Parlamento, che risultava lo stesso eletto nel 2018, ed i ministri che componevano il suo governo erano più politici che tecnici, rappresentanti peraltro di quasi tutto l’arco parlamentare. Data una tale necessità di mediazione con politici decisamente non illuminati, aspettarsi la conquista della Luna da un siffatto esecutivo era ed è sciocco e pretestuoso. 
  • Compito di Draghi non era risolvere tutti i problemi d’Italia, ma portare a termine tre obiettivi, ovvero (i) un piano vaccinale degno di un Paese che se la tira di essere nel G7, (ii) scrivere un PNNR decente per non sprecare l’enorme opportunità rappresentata dal Next Generation EU e (iii) iniziare un processo di riforme conseguente e necessario per soddisfare il punto (ii). I fatti, che son lì da vedere, dicono che Draghi è riuscito a portare a compimento (i) e (ii) e, nonostante l’ostruzionismo di alcuni ben noti partiti, ha impostato un percorso sul punto (iii). 
  • Dopo il 24 febbraio scorso, Draghi si è distinto a livello internazionale per essere un baluardo dell’europeismo, dell’atlantismo e della solidarietà occidentale nei confronti dell’Ucraina, atteggiamento che ben difficilmente ci saremmo potuti aspettare da chi lo ha preceduto, inoltre ha fatto un egregio lavoro per diminuire la nostra dipendenza dal gas russo (7). 
  • Nonostante alla crisi sanitaria, motivo principale della chiamata di Mattarella, si siano aggiunte le difficoltà economiche legate all’aumento dell’inflazione per la crescita della domanda mondiale, ulteriormente aggravate dopo l’invasione russa dell’Ucraina, i conti italiani di fine 2021 e metà 2022 sono straordinariamente in ordine (8, 9). 

In soldoni, a Draghi dovremmo riconoscere più meriti che demeriti e la caduta del suo governo in un periodo così complicato è stata la cosa peggiore che potesse capitarci, tutto il resto sono chiacchiere buone solo per chi da un anno e mezzo l’ha menato col “governo dei migliori”. 

Richiamo al pragmatismo  

Come accennato in passato (10), ormai in Italia i termini “destra” e “sinistra”, più che rappresentare degli obiettivi da perseguire, hanno assunto il ruolo di trincee all'interno delle quali ritirarsi, col risultato che tra la maggior parte degli elettori vale il ragionamento “non approverò mai la proposta X se proviene dallo schieramento Y” e viceversa, ignorando completamente che il mondo è molto più complesso di un banale sistema a compartimenti stagni! 

Non di meno, negli ultimi 2-3 decenni (probabilmente da ben prima, ma non c’ero e non mi ritengo sufficientemente informato da parlarne), i partiti che storicamente rappresentano tali schieramenti hanno completamente perso la capacità di comprendere la realtà che li circonda. 

Invece di spendere energie e sforzi per fare funzionare la macchina Italia in un mondo sempre più globalizzato (in cui è importante innovare e rimanere sulla frontiera per non restare indietro), nonché mantenere saldi i rapporti con l’Unione Europea e con le democrazie occidentali nel loro insieme (dal momento che non è più pensabile far tutto da soli come in passato, sia per la crescita sia per la difesa dei diritti conquistati dopo la seconda guerra mondiale), in media i politici italiani, chi più chi meno, predicano lo statalismo spinto quando non direttamente il rifiuto del libero mercato, si comportano da mendicanti ricattatori nei confronti dell'Europa in nome del sovranismo e dell’antiglobalizzazione e strizzano l’occhio ai nemici giurati della Democrazia. 

Infatti, ascoltando un qualunque talk-show politico, a seconda del rappresentante politico di turno, si ha l’impressione che l’Italia se la passi male per colpa dei soliti argomenti fantoccio: 

  • adesione all’Euro e/o Unione Europea, criticati da estrema sinistra ed estrema destra; 
  • la presunta invasione di immigrati, slogan caro a destra e centrodestra; 
  • il sempreverde liberismo, invocato a più riprese da sinistra e centrosinistra; 
  • la tanto condannata austerità, che mette d'accordo un po’ tutti. 

La conseguenza di tutto ciò è che il dibattito politico-economico è fossilizzato sempre sugli stessi temi, impedendo di fatto qualsiasi tipo di mediazione e generando immobilismo e confusione negli elettori, specialmente tra coloro che masticano poco di materie economiche, che sono la maggioranza! 

Pertanto, alle persone che mi leggono invoco ragionevolezza e chiedo di: 

  • riconoscere che al giorno d’oggi la Politica possa e debba essere “pragmatismo nutrito di ideali” (11), perché, se è sacrosanto diritto di ciascuno di noi credere e difendere i propri ideali di riferimento, è altrettanto sacrosanto dovere sottostare ad un vincolo di realtà – va bene essere più o meno progressisti o più o meno conservatori, ma va anche accettato che alcune ricette politiche portano inevitabilmente al disastro e, allo stesso tempo, che sono note le ricette per coniugare la crescita economica col benessere collettivo, sia esso sociale o ambientale; 
  • smettere di rifiutarsi di implementare l’approccio scientifico logico deduttivo (modo complicato per dire “ragionare”), che molti applicano per mestiere (delle persone che conosco, tra fisici, ingegneri, medici ed infermieri c’è l’imbarazzo della scelta) e/o più banalmente in molte scelte di vita quotidiana (sono certo che la maggior parte di voi per entrare in casa prima inserisce la chiave nella porta d’ingresso, poi la gira ed infine spinge senza mai invertire l’ordine delle azioni), al mondo politico-economico – ignorare le evidenze sperimentali e le conoscenze acquisite negli ultimi secoli per difendere qualsivoglia ideologia non porta a nulla di buono, piaccia o meno, infatti, l’economia è una disciplina che descrive molto bene il funzionamento delle società di cui facciamo parte, e.g. (i) da almeno un secolo è piuttosto chiaro che l’innovazione ed il progresso tecnologico (e non la spesa pubblica a pioggia!) siano motore della crescita (12, 13, 14), (ii) la crescita della produttività, che è una determinante fondamentale per la crescita di lungo periodo del reddito pro-capite, non ha nessuna relazione di lungo periodo né con la moneta, né con i deficit pubblici (se non forse tramite una diminuzione della tassazione sugli investimenti, ma la cui sostenibilità strutturale in assenza di tagli di spesa è estremamente precaria, 15), (iii) non è vero che “i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sono sempre più ricchi”, certo c’è ancora moltissimo lavoro da fare, ma il mondo ha fatto progressi immensi nei confronti della povertà ed il trend non è in peggioramento, anche durante il periodo della tanto odiata globalizzazione  (16, 17, 18, 19), (iv) la disciplina di bilancio e le politiche fiscali contro-cicliche sono le regole base per tenere in piedi uno Stato (20), (v) l’economia non è un gioco a somma zero, non serve pensionare gente a caso per assumere più giovani (21, 22), etc. 
  • smettere di insistere con le contrapposizioni ideologiche per cui, ad esempio, “la flat tax è cattiva perché è di destra” e “la patrimoniale è brutta perché è di sinistra”, nella maggior parte dei casi si tratta di meri slogan elettorali buoni solo per raccogliere consensi e tutto dipende da come le norme sono scritte ed implementate – nello specifico esempio che ho proposto, i partiti di destra cercano consensi tra i più abbienti e nella parte di autonomi che sopravvive anche grazie all’evasione, perché di fatto non propongono mai delle vere tassazioni piatte, ma meccanismi super ad hoc e distorsivi (23, 24), mentre i partiti di sinistra ciclicamente propongono di tassare maggiormente i patrimoni e/o successioni e donazioni, non per garantire in maniera strutturale servizi e garanzie ai cittadini, ma per elargire bonus e mancette cercando di ingraziarsi i giovani e accontentando chi aspetta “misure di sinistra” (25). 

Cosa serve all’Italia 

Date le premesse delle sezioni precedenti, per invertire il trend del declino italiano bisogna fare almeno le seguenti cose (già viste e riviste in passato, 26, 27, 28): 

  • blocco nominale della spesa pubblica, a causa degli sperperi passati l’Italia ha uno strettissimo spazio fiscale su cui agire ogni anno, concentriamoci sulle spese importanti (istruzione, sanità, infrastrutture, spesa sociale vera ed investimenti) ma eliminiamo in maniera graduale le tante spese superflue dello Stato; 
  • istruzione, IMHO bisognerebbe rivedere tutto da zero o quasi, per insegnare ai giovani d’oggi come essere cittadini nel mondo del domani; 
  • pensioni, sono l’elefante nella stanza, bisogna rendere sostenibile il sistema previdenziale, altrimenti la mia generazione e quella di mio figlio sono spacciate; 
  • implementare tutte le riforme necessarie per aumentare il tasso di crescita della produttività, come favorire la concorrenza e liberalizzare i mercati protetti, snellire la burocrazia e la giustizia ed adeguare il sistema bancario italiano agli standard europei; 
  • riforma della tassazione, ci vuole semplificazione dal lato di chi riscuote e giustizia per chi contribuisce, al fine anche di aiutare la lotta all’evasione fiscale; 
  • disoccupazione e assistenza sociale, il “Reddito di cittadinanza” va completamente rivisto, vanno separati i sussidi di disoccupazione, che peraltro dovrebbero riguardare tutti, non solo alcune categorie meglio tutelate di altre, dagli aiuti stile “Reddito di inclusione” col fine di agire in maniera più efficace su entrambi i fronti; 
  • energia, per raggiungere la neutralità carbonica al 2050 il nucleare va aggiunto al mix nazionale, con finanziamenti in parte pubblici e in parte privati non è impensabile aprire una prima centrale in 10 anni. 

(ovviamente condirei il tutto con un’adeguata dose di progressismo come più diritti LGBTQ+, legalizzazione della cannabis e della prostituzione, etc. che però qui non tratto perché esulano dal discorso prettamente economico-politico) 

C’è qualcuno in grado di fare ciò? 

Tra le forze politiche presenti in Italia c’è qualcuno in grado di implementare un’adeguata percentuale degli interventi riportati nella precedente lista? Analizzando l'intero spettro politico la scelta è tra: 

  • estremismi vari ed eventuali, ovviamente da questi non mi aspetto nulla dal momento che le loro idee non soddisfano il già citato vincolo di realtà 
    • estrema destra, da un lato abbiamo un mucchio di imbecilli nostalgici di una dittatura novecentesca; 
    • estrema sinistra, dall’altro c'è gente convinta che abbia ancora senso parlare di “battaglia di classe anticapitalista” (29); 
    • i Gilet Arancioni, Italexit e altri matti furiosi, LOL rido per non piangere, questi sono dei meme viventi. 
  • destra e centrodestra, da arraffoni e conservatori bigotti io non mi aspetto nulla, poi fate un po’ voi 
    • Forza Italia e Noi moderati, li metto tutti insieme tanto alla fine sempre di berlusconiani parliamo… e niente Berlusconi è quello che ha sprecato il famoso “dividendo dell’euro” mentre era impegnato a non finire in galera e che ci ha trascinato nella crisi del 2011, devo dire altro? 
    • Lega, un’accozzaglia di sovranisti, bigotti, xenofobi e putinisti, ma ehi hanno abolito la legge Fornero e hanno tagliato le accise sui carburan… ah no, non è vero, non lo hanno fatto;  
    • Fratelli d’Italia, simili Lega e, se possibile, un po’ più a destra (in tutta sincerità non credo ai recenti cambiamenti espressi dalla Meloni, 30), con l’aggiunta di un probabile ritorno di Tremonti al MEF, quindi autarchia, i micro-autonomi da difendere, condoni fiscali, indebitamento e via un nuovo 2011… yeeeeee! 
  • sinistra e centrosinistra, per formazione personale il mio punto di riferimento sarebbe la sinistra socialdemocratica progressista, stile modello nordico (31), ma coi personaggi che ci ritroviamo in Italia siamo parecchi distanti da certi standard 
    • Sinistra Italiana ed Europa Verde, questi mascherano la lotta di classe sotto un ambientalismo di facciata predicando la decrescita come soluzione al riscaldamento globale (32), inoltre hanno posizioni a dir poco discutibili sull’invasione russa dell’Ucraina (33, 34), anche no grazie; 
    • Movimento 5 Stelle, che ormai dopo il Governo Conte II è ufficialmente schierato a sinistra (35), è il partito dell’antiscienza, dell’esaltazione dell’incapacità e dell’analfabetismo, sono per il no agli OGM ed ai termovalorizzatori, ed hanno abbracciato i peggio complottismi, come quello sulla Xylella, sono maestri di incoerenza (36) ed orgogliosi di essere populisti (37), quindi direi che si squalificano da soli. 
    • Partito Democratico, in teoria avrebbero le carte in regola per fare del bene al Paese, dal momento che dichiarano di “contribuire a costruire e consolidare […] un ampio campo riformista, europeista e di centro-sinistra, operando in un rapporto organico con le principali forze socialiste, democratiche, progressiste e promuovendone l'azione comune” (38), ma nella realtà dei fatti sono una delusione continua e, da partito potenzialmente riformista, nell’ultima legislatura hanno definitivamente tolto la maschera rivelando una forte componente populista. 
  • centro, al momento, almeno a livello di slogan e macro-argomenti, qui risiedono i partiti a cui sono politicamente più affine, eppure c’è un “ma” 
    • Impegno Civico, ammetto che in alcune parti il programma sembra scritto da Draghi stesso (39), ma prima di vendersi per una persona seria, Di Maio ha molto da farsi perdonare (40, 41, 42, 43, 44, 45). 
    • +Europa, alla prima grande delusione, col fallimento della scalata alla segreteria da parte di Cappato (46), si è aggiunta la sciagurata decisione di rimanere nella coalizione di centrosinistra per le imminenti elezioni politiche, al fianco delle sopracitate angurie e Di Maio... non fa ben sperare; 
    • Azione e Italia Viva, entrambi i partiti sono guidati da personaggi che mi stanno piuttosto scomodi, infatti da un lato mi ero ripromesso di non dare più il voto a Renzi dopo le multiple delusioni passate (dal ritiro/non ritiro dalla Politica alle consulenze svolte in Arabia Saudita) e dall’altro ammetto candidamente che Calenda non mi ha mai convinto (è una specie di Renzi wannabe che cerca continuamente di raccogliere voti sparando nel mucchio a destra e a sinistra), inoltre i suoi recenti acquisti non sono affatto ciò che speravo (avrei decisamente preferito Cottarelli al duo Carfagna-Gelmini)… ma allo stesso tempo riconosco che entrambi sono accompagnati da personaggi dall’indubbia competenza e capacità (Marattin, Pastorella, Zollino, etc.) che possono controbilanciare i loro “contro”. 

Che fare quindi? 

Ad essere del tutto onesti e rigorosi, in Italia non esiste una forza politica, che Boldrin chiamerebbe un “partito immoderato di centro” (47), che voglia attuare per intero un programma come quello elencato due sezioni sopra. 

Al momento, la cosa che più ci si avvicina è il progetto partorito da Renzi e Calenda conosciuto coi nomi di “Terzo polo”, “Italia, sul serio” e “Renew Europe Italia” e, citando nuovamente Boldrin, con lui concordo su due cose (48, 49): 

  • il programma proposto non è affatto orribile ma non è nemmeno quello dei sogni, “metà del programma è ragionevole, metà è populismo puro generico, nazionale-popolare”; 
  • il motivo per cui il programma non è così incisivo “è l’effetto del voler parlare a tutti”, del non voler riconoscere che per dare un futuro migliore all’Italia ai debbano fare cose che, oggigiorno, sono di fatto impopolari perché non piacciono alla maggioranza degli elettori. 

Da qui in poi, però, divergo dalle conseguenze che ne trae Boldrin e non appoggio la sua storica battaglia per cui non valga la pena votare il “meno peggio” (50, 51). 

Intendiamoci, riconosco certamente che decenni passati a votare il “meno peggio” non abbiano alzato il livello dell’offerta politica ed anzi ci abbiano consegnato un’Italia governata da Conte, Di Maio e Salvini e, probabilmente, a breve dalla Meloni, ma riconosco anche che (52, 53, 54): 

  • “l’astensione, certamente, è una prospettiva affascinante, perché lascia intonso l’orgoglio e ci legittima a criticare chiunque con identico qualunquistico distacco”, ma risulta anche un atteggiamento un po’ troppo comodo, perché consente di tirarsi fuori dal discorso in qualunque momento con l’idea di aver sempre ragione anche se non si è contribuito del tutto a cambiar le cose; 
  • è tutto da dimostrare che il non voto di protesta dia un segnale alla classe dirigente tale da farle cambiare atteggiamento ed argomenti di discussione, più realisticamente quello che accade è di delegare agli altri (che in maggioranza votano spazzatura, ahimè) la decisione su chi e come dirigerà il Paese; 
  • il programma proposto da Azione ed Italia Viva è il più serio tra quelli presentati a questa tornata elettorale  (quantomeno l’analisi fatta nella premessa è realistica ed intellettualmente onesta, 55) ed è una buona base di partenza per una battaglia di lungo periodo, inoltre l’annuncio di voler costruzione un soggetto politico autonomo dopo le elezioni (56), pur accompagnato da una buona dose di scetticismo (date le circostanze posso tollerare l’aver imbarcato chiunque a bordo del progetto, ma per preservare un minimo di serietà questa cosa non dovrà accadere in futuro), fa ben sperare e merita un po’ di fiducia. 

In definitiva, pur con tutte le riserve e lo scetticismo sopra indicati, voterò per il Terzo polo perché: 

  • per una volta non si tratterebbe di votare il “meno peggio” in nome del tradizionale ricatto morale “altrimenti vincono quelli che sfasciano tutto” ma potrebbe risultare un voto davvero utile al Paese; 
  • con la speranza che facciano un discreto risultato alle imminenti elezioni, possa finalmente nascere un valido partito di centro che sia pragmatico, progressista e liberale ed in cui io abbia la speranza di riconoscermi. 

Per concludere, a Carlo e Matteo chiedo sinceramente, “ragazzi, non sprecate quest’occasione e… in bocca al lupo!!” 


tl;dr  

A tutte le persone che mi leggono, chiedo di essere ragionevoli e di riconoscere i seguenti fatti:

  • Alla faccia di chi per un anno e mezzo l’ha menato col “governo dei migliori”, a Draghi dovremmo riconoscere più meriti che demeriti e la caduta del suo governo in un periodo così complicato è stata la cosa peggiore che potesse capitarci. 
  • Insistere con le contrapposizioni ideologiche è controproducente, il mondo è molto più complesso della banale divisione destra vs sinistra, al giorno d’oggi la Politica può e deve essere “pragmatismo nutrito di ideali”, quindi ben venga la difesa dei propri principi guida ma è fondamentale sottostare ad un vincolo di realtà. 
  • Ignorare le evidenze sperimentali e le conoscenze acquisite negli ultimi secoli in campo economico per difendere qualsivoglia ideologia non porta a nulla di buono, e.g. (i) l’innovazione ed il progresso tecnologico (e non la spesa pubblica a pioggia!) sono motore della crescita, (ii) la crescita della produttività, determinante fondamentale per la crescita dei salari, non ha nessuna relazione di lungo periodo né con la moneta, né con i deficit pubblici, (iii) non è vero che “i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sono sempre più ricchi”, (iv) la disciplina di bilancio e le politiche fiscali contro-cicliche sono le regole base per tenere in piedi uno Stato, (v) l’economia non è un gioco a somma zero, non serve pensionare gente a caso per assumere più giovani, etc. 
  • L’Italia ha intrapreso da decenni un percorso di declino la cui inversione necessita come minimo di (i) stop alla spesa pubblica senza freni, (ii) stabilizzazione del sistema previdenziale, (iii) serie riforme della scuola pubblica, del mercato del lavoro e della tassazione, (iv) tutte le riforme necessarie per fare crescere la produttività, (v) serio piano per la decarbonizzazione. 
  • I partiti tradizionali hanno completamente perso la capacità di comprendere la realtà che li circonda, farfugliano sciocchezze sull’immigrazione, sull’euro, la globalizzazione ed il liberismo e nell’attuale panorama politico non c’è quasi nessuno in grado di implementare ciò di cui ha bisogno l’Italia. Dai partiti di destra non ci si può aspettare nulla di buono, a meno di essere bigotti conservatori, un po’ xenofobi, decisamente pro-statalisti e magari con qualche simpatia per Putin. Dai pentastellati ci mancherebbe, sono un branco di avventurieri che ha vinto la lotteria diventando parlamentari. A sinistra, lasciando da parte le follie di chi ancora si professa comunista, il PD avrebbe pure le carte in regola per fare qualcosa di buono, ma è una delusione continua e da partito potenzialmente riformista ha definitivamente tolto la maschera mostrandosi anch’esso populista. 

In definitiva, che resta da fare? Pur con tutte le riserve sui due leader di riferimento (Renzi è stato una delusione continua e Calenda non mi ha mai detto granché), il Terzo polo è l’unica forza politica che ha proposto un programma decente, quasi del tutto privo di sparate populiste. 

Certo non rappresentano il partito dei miei sogni, ma mettendo tutto sui piatti della bilancia, al momento loro sono gli unici che meritano la mia fiducia. 

#TerzoPolo #ItaliaSulSerio #RenewEuropeItalia 




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